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Lui & Lei

Casa Mastroianni pt.12


di tongue81
07.09.2022    |    6.853    |    5 9.5
"Ci alzammo e ognuno con una mano che tastava il culo dell’altro ci dirigemmo verso la sua stanza: Anto mi lanciò sul letto e zittendomi con un dito mi chiese:..."
Non appena Antonella ebbe chiuso la porta, mi fiondai su di lei, iniziando una lotta scherzosa dove entrambi i contendenti avevano come obiettivo quello di spogliare l’avversario. Mi feci soggiogare e sconfiggere senza troppe resistenze: “Anche se ho vinto, tu non hai perso, ragazzino. Mi aspettavo che volessi sopraffarmi in tutti i modi, spogliarmi e incularmi quindi nel bel mezzo del corridoio. Invece…”
“Invece, questa volta, nella mia immensa bontà, ti lascio condurre il gioco. Tanto l’hai capito.”
“Non so cosa intendi? Che avrei dovuto desumere?”
“Jaaaaa! Non fare la finta scema, hai troppa intelligenza da nascondere, ci puoi riuscire.”
“Ragazzino, non farmi innervosire. Parola di boy scout che davvero non riesco a capire cosa vuoi dire.”
“Hai vinto e te lo dirò solo una volta a chiare lettere: tra tutte le ragazze con cui ho scopato, tu sei quella che mi fa eccitare con il suo corpo da urlo ma anche con il suo cervello. Così come lo sai che se mi chiedessi di scegliere tra te e le altre due…”
Mi interruppe con un bacio, non dolce ma appassionato, non amorevole ma carnale, un bacio che sapeva ti sesso, di complicità, di passione e di intimità ma non di amore. Ci alzammo e ognuno con una mano che tastava il culo dell’altro ci dirigemmo verso la sua stanza: Anto mi lanciò sul letto e zittendomi con un dito mi chiese: “Avrei voluto chiederti chi tra me e Giovanna ti arrapi di più ma dopo quello che hai detto sarebbe retorico. Quindi, andando al sodo, ti andrebbe di scopare con Giovanna?”
“Dipende. Se posso continuare a scopare anche te, la risposta è affermativa.”
“Ragazzino, dimmi ancora una cosa: ti andrebbe di farmi vedere come ti scopi Giovanna?” nel mentre, i bottoni della camicetta caddero come foglie d’autunno, liberando il suo seno meraviglioso.
Rapito da quell’immagine, la obbligai a riformulare la domanda e risposi: “Mi piacerebbe prima scopare Giovanna davanti a te e poi scopare te in privato o anche alla presenza di Giovanna. Farei lo stesso anche con Cate e, con meno piacere, con Angela. Così come mi farebbe impazzire l’idea di un triangolo con Gio o con Cate.”

Antonella si spogliò anche della gonna e infilò la mano nelle mutandine iniziando a masturbarsi lentamente e con dolcezza: “Ripetilo. Ripeti ogni singola parola.”
Mi schiarii la voce e la assecondai dopo essermi liberato dei vestiti e averle mostrato la mia erezione.

“Ripeeetiloooo, aaaancoooraaa unaaa voooooltaaaa!”
Mi ingocchiai di fronte a lei e, per la terza volta, le confessai i miei desideri accarezzando con passione il suo corpo caldo e attraente, saggiando la consistenza dei glutei e liberando il seno strabico dove aspettavo di immergere il pene.

Rimanemmo in quella posizione fin quando non raggiunse l’orgasmo, poi raccolse i suoi umori con le dita e mi fece cenno di leccarle; le ripulii con avidità, assaporando il dolce nettare di cui erano cosparse e infine, guidando le mie mani nell’ennesima esplorazione del suo seno, mi chiese: “E Stefania? Scoperesti anche con lei? Le romperesti il culo? Le faresti ingoiare il tuo sperma fino all’ultima goccia?”

Sconvolto da questa affermazione ma travolto dagli ormoni e inebriato dall’odore agrodolce di sesso che permeava la stanza, risposi: “Sfonderei anche il culo di mia cugina ma solo dopo aver fatto altrettanto al tuo. Ora basta parole perché voglio godere della tua bocca.”

In un attimo, Antonella mi lanciò verso il letto, mi tolse i boxer e iniziò a massaggiarmi i testicoli e l’asta, facendomi sentire con delicatezza le unghie della sua mano.
Migliaia di microscopiche scosse elettriche stimolarono le terminazioni nervose le mio corpo, gli occhi si riempirono del verde dei suoi e mi sentii leggero, come se fossi sul punto di vincere la gravità.
“Addio ragazzino, è stato bello venire a letto con te ma oggi sei diventato uomo. Così riuscirai a farmi godere ancora di più!”

Pur continuando a massaggiare i miei coglioni, si decise a leccarmi il bastone, con avidità, come se fosse un gelato di cui non si vuole perdere neppure una goccia, con passione, con trasporto mentale e fisico, tenendo sempre gli occhi piantati nei miei.

Improvvisamente, fece scivolare via una mano verso la sua vagina, emettendo sospiri languidi ad ogni leccata, trasmettendo le vibrazioni del suo sesso ogni volta che colpiva il glande con la lingua: “Quaantoo mii piaaaceee iil tuooo caazzooo!”.
E dopo averlo ripetuto come una litania per tre volte, lo inghiottì dolcemente, succhiandolo in modo compassato e facendo scontrare la cappella prima contro una guancia e poi contro l’altra, contro il palato ruvido e poi avvolgendola con la lingua.

Quando si ritenne satolla e soddisfatta, diede il colpo di grazia alla sua vagina e iniziò a pompare come una forsennata, portando le labbra a toccare la base le pene con un ritmo indiavolato. Ovviamente, ad un certo punto venni travolto dal tornado ma neppure una goccia di sperma riuscì a macchiare le lenzuola o il volto di Anto, anzi continuò a spompinarmi per diversi minuti, fino a quando non ritrovai il vigore iniziale.

“Secondo me, faresti arrizzare anche un ricchione. Anzi, anche un castrato”

Mi sorrise, sempre con gli occhi persi nei miei, e, dopo avermi dato le spalle, fece sparire il cazzo nella sua fica, emettendo un vagito di piacere. Senza fretta, ci abbandonammo ad una scopata lenta, dolce e in grado ti assorbire tutto il piacere possibile senza farne disperdere neppure un briciola. Ammirai ancora una volta la forma sinuosa del suo fondoschiena muoversi al ritmo della lussuria, le fossette che lo sovrastavano, la schiena e i lunghi capelli.

Cambiammo posizione più volte: alla pecorina, al fior di loto, a cucchiaio e, infine, alla missionaria; finalmente riuscii ad affondare le mani e la testa tra le sue tettone, assaporandole appieno centimetro dopo centimetro, aumentando la mia eccitazione e, di conseguenza, anche il ritmo della penetrazione: “Mhhhhhh…. Mmmmmmhhhhhh… Ssssssiiiiii, sssiiiii, sssssiiii è sveeeegliaaaaaaatooooo il leooooooneeeeee!”

Le risposi abbozzando un sorriso che forse assomigliò maggiormente ad un ghigno e continuai a stantuffarla senza sosta con la speranza che arrivasse il suo orgasmo a darmi respiro.
“Sssssiiiiiiiii… sssssssssiiiiiiiiiiiiiii…” sibilò contraendo i muscoli delle gambe attorno al mio bacino senza darmi la possibilità di muovermi: “Caaaaaaazzzoooo! Caaaaaaazzoooooooo!”.

Antonella urlò senza alcun ritegno e, ancora posseduta dalla violenta scarica ormonale, si divincolò per afferrare un tubetto di lubrificante: con il fiato corto per l’emozione lo afferrai, le sistemai un cuscino sotto la schiena per alzarle il bacino e iniziai a umettare la sua rosetta anale per poi iniziare a violarla con un dito.

“Mmmmmhhhh…. Loo voglioooo, loooo vooooglioooo in cuuulooo.”
“Dammi ancora qualche istante e ti accontenterò.”
“Miii meeettooo a peeeecooooraaaa?”
“No… Voglio vederti in faccia, voglio vedere le tue espressioni e il piacere nei tuoi occhi quando ti starò sfondando!”

Nonostante avessi il pene ancora grondante dei suoi umori vaginali, lo lubrificai ulteriormente con la crema e poi, in religioso silenzio, mi accinsi ad entrare nell’anfratto tanto desiderato.

Stoica e imperturbabile, Antonella riuscì a dissimulare quasi totalmente le iniziali sensazioni di bruciore e di fastidio regolando il respiro ma venendo tradita da un’ingestibile rigidità muscolare. Fortunatamente, il suo sfintere riuscì rapidamente ad adattarsi al mio bastone, permettendole di rilassarsi e di godere del momento mentre io caddi in estasi per le sensazioni paradisiache che mi stava regalando quell’inferno anale.

Feci il possibile per trattenere l’eiaculazione finché non avesse raggiunto prima lei l’orgasmo ma lo sforzo fu completamente inutile: riversai tre schizzi di sperma, preceduti da altrettante urla liberatorie, nel suo culo. Riuscii solo ad estrarre il pene e poggiare le testa trai seni soffici di Anto, accolto dalle sue mani che mi accarezzarono la nuca.

[Continua]







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